Le parti più profonde degli oceani della Terra sono conosciute come la zona dell’hadal, costituita da profonde trincee e depressioni, si estende per 11 km (6,8 miglia) sotto la superficie degli oceani del mondo. Per molto tempo, i biologi marini hanno pensato che la vita nella zona dell’hadal fosse impossibile, ma quando i sommergibili di acque profonde iniziarono ad avventurarsi nella regione nella prima metà del 20° secolo, divenne evidente che la vita potesse sopravvivere lì.
Si credeva ancora che tutti gli organismi viventi fossero sostenuti da una catena alimentare, la quale a sua volta dipende dalla fotosintesi. Alghe e alcuni batteri marini nelle acque superficiali convertono l’energia solare in zuccheri che immagazzinano nella loro materia organica che viene poi mangiata dagli erbivori, che a loro volta vengono mangiati dagli animali carnivori. “Con questa scoperta, ci siamo imbattuti in un modo completamente nuovo di vivere sulla Terra”, afferma Shank,uno degli studiosi a capo delle ricerche. “Questi sono animali che non richiedono luce solare diretta… vivono di sostanze chimiche provenienti dal fondale marino”.
Gli scienziati erano perplessi: come potevano le specie nella zona dell’hadal sopravvivere a una pressione così schiacciante? Le creature nella zona dell’hadal, come i crostacei anfipodi giganti e il pesce lumaca, hanno enzimi chiamati piezoliti (dal greco “piezin” per pressione), che impediscono alle loro membrane cellulari e proteine di essere frantumate a pressioni estremamente elevate. I piezoliti contrastano la pressione aumentando lo spazio che le proteine occupano all’interno delle cellule dell’organismo per contrastare il peso dell’acqua che lo circonda.