
Negli scorsi giorni, il team di One Ocean Foundation, guidato da Ginevra Boldrocchi, ricercatrice dell’Università dell’Insubria, ha portato a termine con successo una nuova spedizione in acque profonde nel Canyon di Caprera, situato nella Sardegna nord-orientale, raggiungendo profondità superiori ai 1.000 metri.
Le missioni ROV—condotte in collaborazione con Francesco Enrichetti, zoologo marino dell’Università di Genova, e Guido Gay, ingegnere e fondatore della Fondazione Azionemare—hanno documentato un’elevata biodiversità bentonica, con comunità distinte e strutture geologiche complesse. Tra le scoperte più significative: coralli neri protetti e foreste di gorgonie. Sono stati inoltre raccolti campioni per analisi ecotossicologiche e sono stati identificati numerosi attrezzi da pesca abbandonati, segno di un impatto umano rilevante sugli ecosistemi di profondità.
Il progetto rientra nella Perpetual Planet Initiative di Rolex ed è stato riconosciuto da Mission Blue come uno “Hope Spot”, con l’obiettivo di istituire una Fisheries Restricted Area e, entro il 2030, designare il canyon come area marina protetta.
Tecnologia ROV: oltre i 1.000 metri di profondità
Le esplorazioni sono state effettuate utilizzando i ROV Multipluto e Pluto Palla, progettati dall’ingegnere Guido Gay della Fondazione Azionemare. Questi veicoli telecomandati alimentati a batteria, capaci di raggiungere profondità estreme, hanno registrato oltre 11 ore di riprese mostrando la straordinaria ricchezza e fragilità dell’area.
Tra le immagini raccolte: foreste di coralli e gorgonie intrecciate con palamiti e attrezzi da pesca da fondo, anche a profondità elevate. I dati e i campioni prelevati, che saranno analizzati nei prossimi mesi, offriranno elementi fondamentali per la caratterizzazione ecologica dell’area e per pianificare interventi urgenti di conservazione.
Verso la protezione: il futuro del Canyon di Caprera
Il Canyon di Caprera è al centro delle attività di ricerca di One Ocean Foundation sin dal 2019. Negli anni, in collaborazione con diversi istituti scientifici, la Fondazione ha raccolto dati estesi su contaminazione da metalli e inquinanti, DNA ambientale, monitoraggio visivo di cetacei e altri mammiferi marini, oltre che sull’inquinamento acustico dell’area.
Riconosciuto ufficialmente come Hope Spot da Mission Blue nel 2024, il canyon è oggi al cuore della proposta della Fondazione per istituire una Fisheries Restricted Area—un passo fondamentale per ottenere una protezione legale del sito. L’obiettivo è fornire prove scientifiche solide e dati integrati per supportare la Strategia Nazionale per la Biodiversità 2030, che prevede la tutela di almeno il 30% delle acque marine italiane.