
Una nuova ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Marine Policy a firma di Ginevra Boldrocchi, coordinatrice scientifica di One Ocean Foundation e ricercatrice presso l’Università dell’Insubria, ha rivelato un dato sorprendente: quasi un italiano su tre ha mangiato carne di squalo senza esserne consapevole. Il motivo? Una combinazione di scarsa informazione, nomi commerciali poco riconoscibili e mancanza di trasparenza lungo la filiera del pesce.
Lo studio ha coinvolto 900 persone residenti nell’area metropolitana di Milano. Alla domanda iniziale “Hai mai mangiato carne di squalo?”, il 93% ha risposto di no. Ma dopo aver visto nomi come “palombo”, “verdesca” o “smeriglio” – tutte specie appartenenti alla famiglia degli squali – il 30% ha ammesso di averlo mangiato inconsapevolmente.
Una scoperta che assume particolare rilievo se si considera che ogni anno nel mondo vengono uccisi circa 100 milioni di squali, e molte specie sono in pericolo anche nel Mediterraneo. Eppure, solo il 4% degli intervistati considera l’Italia un Paese ad alto consumo, mentre in realtà siamo tra i principali importatori e consumatori di carne di squalo in Europa.
“I nostri dati mostrano che la disinformazione è uno dei principali ostacoli alla conservazione degli squali. Ma bastano poche informazioni corrette perché le persone cambino radicalmente comportamento”, spiega la biologa marina Ginevra Boldrocchi, autrice dello studio.
Infatti, dopo una breve spiegazione sui rischi ambientali e sanitari associati al consumo di carne di squalo, il 93% dei partecipanti ha dichiarato che non lo acquisterebbe più. Il 95%, inoltre, si è detto favorevole all’introduzione di sistemi chiari per rendere riconoscibili i prodotti derivati da squali nei punti vendita.
Una questione di scelte consapevoli
Il consumo inconsapevole di carne di squalo non è solo un tema ambientale, ma tocca anche la salute pubblica: essendo al vertice della catena alimentare marina, gli squali tendono ad accumulare alti livelli di metalli pesanti, come mercurio e cadmio. Alcuni tagli, venduti a basso costo come alternativa a tonno o pesce spada, finiscono spesso nei piatti di chi cerca pesce economico, senza sapere cosa sta acquistando davvero.