
Oristano (Sardegna, Italia) ospita un ufficio del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche), dove biologi marini e studiosi da tutto il mondo stanno studiando le cause e gli effetti dell'inquinamento. Uno di loro, Andrea de Lucia, Responsabile Scientifico del Centro di Recupero per il Sinis, ci ha fornito dieci punti su cui riflettere immediatamente:
Siamo circondati dalla plastica: le nostre misurazioni mostrano che non c'è area immune al problema;
Abbiamo innumerevoli materiali innovativi a nostra disposizione per sostituire la plastica: il problema non è la plastica ma le cattive abitudini
È importante identificare le aree in cui si accumula la plastica (spiagge, fondali marini) e cercare di rimuoverne il più possibile;
Ci sono numeri molto maggiori di microplastiche perché quelle grandi, col tempo, si degradano in frammenti più piccoli;
I microplastiche sono biodisponibili, il che significa che vengono ingerite dagli organismi marini;
I microplastiche sono entrate nella catena alimentare – il plancton le inghiotte già per errore – fino ai pesci che mangiamo;
Diversi studi mostrano gli effetti dannosi delle microplastiche sulla fisiologia degli organismi (cambiamenti ormonali);
La plastica monouso è un insulto alla sostenibilità;
Utilizzare materiali compostabili va bene se vengono smaltiti correttamente, ma se gettati negli ambienti naturali causano comunque danni;
Ognuno di noi potrebbe fare uno sforzo, quando andiamo in spiaggia, per pulire i microplastiche nel metro quadrato sotto il nostro ombrellone…
Certo che non gettiamo la plastica in mare, è il vento che la porta qui. L'inquinamento del mare inizia sulla terra, ed è qui che dobbiamo cominciare a educare le persone sul fatto che ogni piccolo pezzo di plastica contribuisce a costruire l'enorme montagna che sta soffocando il mare, e che ci sta portando, poco a poco, a una versione della Terra degna di un film di fantascienza.
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